domenica 24 giugno 2007

Hai la forza di mettere le mani a carciofo?

Il concetto della mano a carciofo è nato da una strepitosa trasmissione che seguo - purtroppo saltuariamente - da diversi anni: lo zoo di 105.

Le mani a carciofo è il classico gesto che accompagna la frase del "ma che cazzo me ne frega!?".

Tu, hai mai avuto la forza (o, meglio, il coraggio ndAllefer) di unire le tua mani insieme e di dire al tuo interlocutore che non ti importa nulla del suo discorso?

Quante occasioni ci sarebbero per sfruttare appieno le potenzialità di questo gesto.
Quante pezze inutilmente attaccate verrebbero stroncate sul nascere se potessimo superare le nostre barriere di bon-ton ed esibirci in una carciofata.

Ne disquisivo appunto ieri, con il mio amico di palestra Davìd.
Entrambi siamo stati appezzati nel bel mezzo di un allenamento dall'istruttore che si è pavoneggiato di un suo gesto ("atletico") assurdo.
Il nostro silenzio -della serie: "AH...embè?"-alla fine del suo racconto è stato piuttosto eloquente.
Davìd poco dopo si è avvicinato a me e con uno sguardo mi ha fatto capire di essere solidale con me nella scenetta appena vissuta.
Da lì è partita un'amabile conversazione sul come affrontare e divincolarsi da situazioni in cui non te ne può fregà de meno.

E qui cerco di essere serio: il nostro corpo lancia una quantità infinita di segnali, attraverso i piccoli movimenti del capo, degli occhi e delle spalle e attraverso le distanze prossemiche che manteniamo.

Segnali che aumentano di intensità con l'aumentare dell'emozione (serenità - disagio) che stiamo vivendo.
La domanda a questo punto è:
se il tuo interlocutore
  1. non ti fissa mai negli occhi ma si guarda nervosamente intorno
  2. annuisce distrattamente
  3. aumenta gradualmente la distanza prossemica
  4. emette frammenti di frase tipo: ah, ok, mmm
non ti balena l'idea che forse non gliene frega un cazzo di quello che stai dicendo??!

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